Quelle solitude
De mourir
Sans certitude
D'être au moins
Une particule
De vie
Un point minuscule
Utile à quelqu'un
Quelle solitude
D'ignorer
Ce que les yeux
Ne peuvent pas voir
Le monde adulte
Isolé
Un monde abrupt
Et là, je broie du noir
Dessine-moi un mouton!
lunedì 5 maggio 2008
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16 commenti:
Dessine-moi un mouton
Le ciel est vide sans imagination
C'est ça
Dessine-moi un mouton
Redevenir l'enfant que nous étions
Dessine-moi un mouton
Le monde est triste sans imagination
C'est ça
Dessine-moi un mouton
Apprivoiser l'absurdité du Monde
Quelle solitude
De se dire
Que la morsure
Du temps n'est rien
Le rêve est bulle
De vie
Un bien majuscule
Utile au chagrin
Déconfiture
Des pépins
Mais je veux croire
En l'au-delà
Et vivre est dur
Toujours un choix
Mais je jure
Que le Monde est à moi
(Refrain)
Il est à moi ...
Il est à moi ...
Il est à moi ...
- Mais... qu'est-ce que tu fais là ?
Et il me répéta alors, tout doucement, comme une chose très sérieuse:
- S'il vous plaît... dessine-moi un mouton...
Quand le mystère est trop impressionnant, on n'ose pas désobéir. Aussi absurde que cela me semblât à mille milles de tous les endroits habités et en danger de mort, je sortis de ma poche une feuille de papier et un stylographe. Mais je me rappelai alors que j'avais surtout étudié la géographie, l'histoire, le calcul et la grammaire et je dis au petit bonhomme (avec un peu de mauvaise humeur) que je ne savais pas dessiner. Il me répondit:
- Ça ne fait rien. Dessine-moi un mouton.
non lo volevo scrivere il bellissimo pezzo tratto dal piccolo principe ma vedo che qualcuno... l'ha scritto per me!
Excuse-moi, mais le 5 mai on pouvait écrire:
Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all'ultima
ora dell'uom fatale;
né sa quando una simile
orma di piè mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.
Dall'Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall'uno all'altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
l'ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
gioia d'un gran disegno,
l'ansia d'un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch'era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.
Ei si nomò: due secoli,
l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fè silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell'ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia
e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio
e d'indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull'eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d'un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l'assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo dè manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
Ahi! Forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;
e l'avviò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! Benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.
Merci!
et le 7 mai?!?!
Il 7 mai... giammai!!!
e l'11 maggio?!?! ^_^
un miraggio?
Maggio...Aggio telefonato ma era occupato...
Super belle chanson!
- Dessine-moi une tour...
- Mais oui...
- E cette "ammass de ferragliement" vous l'appelez tour?
Insolent!
Ciao adili!!! Grazie x questo bellissimo fine settimana appena trascorso,mi sono divertita tantissimo..e ti giuro che smetterò di prendere in giro i "cugini"francesi..che tanto babbigni non sono!Mi ci voleva 1 viaggio x ristabilire il contatto con loro! Forse è anche merito di Garou!!Auuuuu!!!Ti aspetto a Roma,un bacione Carmen
Urge aggiornamento del blog.
il controllore ha ragione!
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