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venerdì 14 dicembre 2007

Un'Italia mancata

Mercoledì con la direttrice, Paola, la mia collega, e Christian, un professore d’italiano in Serbia, abbiamo fatto circa 200 km in macchina nel bel mezzo di una bufera di neve per andare da Zagabria a Fiume (Rijeka), sulla costa croata. In teoria è stato un viaggio di lavoro, nel bel mezzo della settimana, in realtà non abbiamo lavorato per niente, a Fiume abbiamo assistito ad uno spettacolo in dialetto napoletano scritto da Manlio Santarelli per una compagnia di Firenze e il giorno dopo abbiamo fatto altri 150 km per arrivare nella punta più bassa dell’Istria, a Pola, per partecipare alla fiera internazionale del libro. Il tutto era condito da buonissimi pranzi e deliziose cenette a base di pesce e di cucina locale... il che non mi dispiaceva affatto ^_^
Quello che tenevo a dirvi è una cosa che mi ha colpito molto e che spesso in Italia rimane avvolta nell’oblio. Tutta l’Istria prima era italiana così come la città di Fiume in cui proprio un fiume delimitava il confine tra l’Italia e la Jugoslavia. Dopo la guerra c’è stato l’esodo verso l’Italia ma molti sono rimasti. Per loro questa era l’Italia e non riuscivano a capire come mai improvvisamente si passava da uno stato all’altro, dal fascismo al comunismo sovietico. Quei territori tuttavia non erano e non sono più italiani. Pur mantenendo tutte le caratteristiche architettoniche, geologiche e direi pure metereologiche dell’Italia.
Ho parlato con gli italiani rimasti. Sono quasi tutti degli intellettuali/scrittori, scrivono in italiano (manco a dirlo) come a voler sottolineare la loro vera identità con la scrittura. Dopo la guerra erano chiamati comunisti dagli italiani e fascisti dai croati. Oggi sono italiani in Croazia e stranieri in Italia perché hanno il passaporto croato.
Sono sempre alla ricerca di un’identità perduta... derubatagli storicamente da qualcuno che invece di pensare alla Dalmazia e all’Istria, alla Corsica o a Malta si dedicava a missioni più furbe in Cina o in Etiopia.

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